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Scheda
Autore: Katie Hickman
Anno pubblicazione: 2008
Genere: Romanzo

Trama:

La trama si compone di due storie parallele intrecciate: da un lato la dottoranda in lettere antiche Elizabeth Stavely, inglese dei giorni nostri invischiata in una storia con un certo Marius, personaggio alquanto libertino ma da cui non riesce a staccarsi; dall'altro Celia Lamprey, diciottenne del XVI secolo, promessa sposa di un ricco mercante, certo Paul Pindar, ma divenuta schiava alla corte del Gran Turco dopo il naufragio della nave paterna. Entrambe lottano per avere una degna conclusione della loro storia d'amore. La relazione tra le due protagoniste è data da un frammento di una lettera vecchia di 400 anni scritto da Celia e scoperto da Elizabeth nella biblioteca di Oxford.

Opinioni:

Il titolo prometteva bene e anche la frase in sottotitolo "Un segreto sepolto da 400 anni. Gli intrighi dell'harem del sultano. Una storia di passione e tradimenti."
Devo dire che dal punto di vista di Celia la storia è resa anche molto bene: la protagonista, nei panni di un'improbabile schiava-investigatrice riesce a scoprire cosa si cela dietro l'avvelenamento del capo degli eunuchi neri Hassan Aga e chi siano in realtà coloro che venivano chiamati gli Usignoli di Manisa. Il tutto condito dalla speranza di quest'ultima di riuscire a riabbracciare il suo adorato Paul, trovatosi lì per portare in dono al sultano un prezioso orologio e convinto che la sua amata sia morta.
Ma sono convinta che la parte di trama relativa ad Elizabeth si poteva anche evitare, o almeno sviluppare meglio! Per esempio, chi è in realtà la misteriosa Addba la tenutaria della pensione dove alloggia l'inglese quando si reca ad Istabul, colei che sembra sapere sempre tutto nonostante non si sposti mai dalla casa? E il nipote di lei che compare al momento giusto nel posto giusto? Sembra una storia da Harmony rivisitata. Non tratta quasi mai della ricerca di Elizabeth come un buono studioso dovrebbe fare quando ha per le mani una storia scottante! Mi ha proprio deluso. La trama è scorrevole se non ci si perdesse nella descrizione dei dettagli del tendaggio o dei gioielli della Valide Sultan (che, tra parentesi, non aggiungono niente al risolvimento del caso). Lo consiglio a chi ama le descrizioni dei dettagli sul lusso e lo sfarzo di corte.

Citazione:

Costantinopoli, 31 agosto 1599. Notte.

"Sono morti?"
"La ragazza sì"
Una figura snella, due sottili catenine d'oro a malapena visibili sulle caviglie delicate, giaceva bocconi tra i cuscini sul pavimento.
"E lui?"
"No, maestà". La kira della Valide Sultan, l'ebrea Esperanza Malchi, avvicinò ancor più la lanterna al viso del secondo corpo, steso scompostamente sul divano, braccia e gambe divaricate. Dalla tasce dell'abito estrasse uno specchio tempestato di pietre preziose e lo tenne accostato alle narici. Un velo quasi impercettibile ne appannò la superficie. "No, maestà, non ancora"
Dalla zona in ombra accanto alla soglia della piccola camera, Safiye, la Valide Sultan, madre dell'Ombra di Dio sulla Terra, si avvolse più strettamente il velo intorno alle spalle, rabbrividendo a dispetto dell'afa notturna. Sul suo dito uno smeraldo grosso quanto un uovo di piccione scintillò come un occhio felino, riflettendo fugacemente la luce della lanterna di Esperanza."Ma sicuramente non manca molto. Cosa ne pensi?"
"Non manca molto, maestà. Devo chiamare il medico?"
"No!" fu la brusca risposta. "Niente medico. Non ancora."


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