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L'enigma del solitario
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(:cell bgcolor=#f5f9fc valign=middle:) 2008
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(:cell bgcolor=#f5f9fc valign=middle:) 1990 (prima edizione) /1996 (edizione italiana)
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Protagonista del romanzo è Hans Thomas, un ragazzino di dodici anni che, insieme al padre - un marinaio "filosofo" - attraversa l´Europa per cercare sua madre, fuggita otto anni prima ad Atene per ritrovare se stessa. Durante il viaggio però il ragazzo incontra uno strano nano e un gentile panettiere, i quali gli forniscono gli strumenti per venire a conoscenza di una storia surreale iniziata due secoli prima, latrice di diversi segreti in grado di cambiare l´esistenza. Inizia quindi il metaromanzo, che narra le vicende di un uomo approdato in un´isola dalle dimensioni indefinite, abitata da un altro naufrago dalla fervida immaginazione.
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Georg Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla. Un giorno trova una lettera che suo padre Jan gli aveva scritto prima di morire – quando Georg era ancora molto piccolo – e che aveva poi nascosto nella fodera del passeggino, affinché il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il padre racconta la storia della «Ragazza delle arance», da lui incontrata per caso su un tram di Oslo. Una storia misteriosa, fatta di molti sguardi e pochissime parole al quale Georg si appassiona immediatamente e che sembra riguardarlo sempre più da vicino. Un film quasi muto che Jostein Gaarder, a poco a poco, fa parlare con una musica lieve, quasi una fantasia tra memoria e presente in cui le voci del padre e del figlio finiscono con l’intrecciarsi a creare un’unica riflessione sul valore dell’esistenza umana e sulla sua bellezza.
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Se guardate il nome dell'autore è ancora quello della Ragazza delle arance.\\
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Se guardate il nome dell'autore è ancora quello del ''La ragazza delle arance''.\\
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*Il tempo ci rende adulti. E il tempo fa sì che antichi templi crollino e che isole ancora più antiche sprofondino nel mare. C'era davvero un libro nel più grosso dei quattro panini che il panettiere di Dorf mi aveva messo nel sacchetto? non c'è domanda che rivolga a me stesso con maggiore frequenza.
to:
*Il tempo ci rende adulti. E il tempo fa sì che antichi templi crollino e che isole ancora più antiche sprofondino nel mare. C'era davvero un libro nel più grosso dei quattro panini che il panettiere di Dorf mi aveva messo nel sacchetto? non c'è domanda che rivolga a me stesso con maggiore frequenza. Analogamente a Socrate, potrei dire: «Una cosa sola so: ed è di non sapere nulla». Ma qualcosa, dentro di me, sa che c'è ancora un Jolly in giro per il mondo. Sarà lui a far sì che il mondo non si addormenti. In qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, potrebbe spuntare un minuscolo giullare coperto di campanelli. E allora, guardandoci dritto negli occhi ci ripeterà le domande: «Chi siamo noi? Da dove veniamo?».
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* Il mondo è diventato un'abitudine... Noi tutti impieghiamo anni e anni per abituarci al mondo. Basta osservare i bambini. Il mondo circostante li colpisce a tal punto che quasi non credono ai loro occhi. È per questo che continuano a puntare il dito a destra e a sinistra, e a fare domande su qualsiasi cosa capiti loro di vedere. Per noi adulti è diverso. Abbiamo visto tutto tante volte che finiamo col dare la realtà per scontata.
* Una volta, in Russia, un astronauta e un neurochirurgo si misero a discutere sulla fede cristiana. Il chirurgo era credente, l'astronauta no. "Sono stato nello spazio tante volte", si vantava quest'ultimo, "ma non ho mai visto un angelo." Il chirurgo, dopo un attimo di riflessione, ribatté: "E io ho operato una gran sfilza di cervelloni, eppure non ho mai visto un solo pensiero."
* A ogni buon conto, il mio consiglio a chiunque desidere ritrovare se stesso è di rimanere esattamente dov'è. Altrimenti rischia davvero di perdersi una volta per tutte.
* In fondo, su questo pianeta, vivono cinque miliardi di esseri umani. Poi uno s'innamora di una certa persona e non vuole cambiarla con nessun'altra.
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Il tempo ci rende adulti. E il tempo fa sì che antichi templi crollino e che isole ancora più antiche sprofondino nel mare. C'era davvero un libro nel più grosso dei quattro panini che il panettiere di Dorf mi aveva messo nel sacchetto? non c'è domanda che rivolga a me stesso con maggiore frequenza.
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* Il mondo è diventato un'abitudine... Noi tutti impieghiamo anni e anni per abituarci al mondo. Basta osservare i bambini. Il mondo circostante li colpisce a tal punto che quasi non credono ai loro occhi. È per questo che continuano a puntare il dito a destra e a sinistra, e a fare domande su qualsiasi cosa capiti loro di vedere. Per noi adulti è diverso. Abbiamo visto tutto tante volte che finiamo col dare la realtà per scontata.
* Una volta, in Russia, un astronauta e un neurochirurgo si misero a discutere sulla fede cristiana. Il chirurgo era credente, l'astronauta no. "Sono stato nello spazio tante volte", si vantava quest'ultimo, "ma non ho mai visto un angelo." Il chirurgo, dopo un attimo di riflessione, ribatté: "E io ho operato una gran sfilza di cervelloni, eppure non ho mai visto un solo pensiero."
* A ogni buon conto, il mio consiglio a chiunque desidere ritrovare se stesso è di rimanere esattamente dov'è. Altrimenti rischia davvero di perdersi una volta per tutte.
*In fondo, su questo pianeta, vivono cinque miliardi di esseri umani. Poi uno s'innamora di una certa persona e non vuole cambiarla con nessun'altra.
*Il
tempo ci rende adulti. E il tempo fa sì che antichi templi crollino e che isole ancora più antiche sprofondino nel mare. C'era davvero un libro nel più grosso dei quattro panini che il panettiere di Dorf mi aveva messo nel sacchetto? non c'è domanda che rivolga a me stesso con maggiore frequenza.
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(:title L'enigma del solitario:)
%titolo%''':: L'enigma del solitario ::'''

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(:table border=0 width=55% cellpadding=5 cellspacing=0:)
(:cellnr bgcolor=#d9e4f2 colspan=2 align=center:) '''Scheda'''
(:cellnr:) ''Autore:''
(:cell:) Jostein Gaarder
(:cellnr bgcolor=#f5f9fc valign=middle:) ''Anno pubblicazione:''
(:cell bgcolor=#f5f9fc valign=middle:) 2008
(:cellnr:) ''Genere:''
(:cell:) Romanzo
(:tableend:)[[<<]]


!!!!Trama

Georg Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla. Un giorno trova una lettera che suo padre Jan gli aveva scritto prima di morire – quando Georg era ancora molto piccolo – e che aveva poi nascosto nella fodera del passeggino, affinché il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il padre racconta la storia della «Ragazza delle arance», da lui incontrata per caso su un tram di Oslo. Una storia misteriosa, fatta di molti sguardi e pochissime parole al quale Georg si appassiona immediatamente e che sembra riguardarlo sempre più da vicino. Un film quasi muto che Jostein Gaarder, a poco a poco, fa parlare con una musica lieve, quasi una fantasia tra memoria e presente in cui le voci del padre e del figlio finiscono con l’intrecciarsi a creare un’unica riflessione sul valore dell’esistenza umana e sulla sua bellezza.


!!!!Opinioni:

Se guardate il nome dell'autore è ancora quello della Ragazza delle arance.\\
Io AMO questo norvegese. Non è un santone di quelli che vanno di moda adesso ma mi ha cambiato la vita con le sue parole. I suoi libri mi rimangono impressi nella memoria e nella pelle. Mi portano a vedere il mondo con occhi nuovi. Non ho ancora incontrato un autore che mi abbia coinvolto nei libri da farmi respirare le sue parole per giorni e giorni nei miei gesti quotidiani.\\
Il modo di gestire il libro è lo stesso dell'altro: viene raccontata una storia in parallelo con la trama che si intreccia e fa comprendere meglio l'opera stessa. La storia interna al libro è il fulcro, la trama e i personaggi che dovrebbero essere principali assumono il ruolo di fruitori della storia stessa e imparano con il lettore.
Per carità, il libro non è fatto apposta per riflettere, ma in maniera autonoma spinge a cercare delle risposte anche senza una volontà specifica.\\
Questo testo è incentrato sulla ricerca di sè, mentre ''La ragazza delle arance'' riguarda più che altro l'amore e la morte.\\
Se questi due libri non vi cambiano la visione del mondo non so cos'altro potrebbe farlo! :)


!!!!Citazioni:

* Il mondo è diventato un'abitudine... Noi tutti impieghiamo anni e anni per abituarci al mondo. Basta osservare i bambini. Il mondo circostante li colpisce a tal punto che quasi non credono ai loro occhi. È per questo che continuano a puntare il dito a destra e a sinistra, e a fare domande su qualsiasi cosa capiti loro di vedere. Per noi adulti è diverso. Abbiamo visto tutto tante volte che finiamo col dare la realtà per scontata.
* Una volta, in Russia, un astronauta e un neurochirurgo si misero a discutere sulla fede cristiana. Il chirurgo era credente, l'astronauta no. "Sono stato nello spazio tante volte", si vantava quest'ultimo, "ma non ho mai visto un angelo." Il chirurgo, dopo un attimo di riflessione, ribatté: "E io ho operato una gran sfilza di cervelloni, eppure non ho mai visto un solo pensiero."
* A ogni buon conto, il mio consiglio a chiunque desidere ritrovare se stesso è di rimanere esattamente dov'è. Altrimenti rischia davvero di perdersi una volta per tutte.
* In fondo, su questo pianeta, vivono cinque miliardi di esseri umani. Poi uno s'innamora di una certa persona e non vuole cambiarla con nessun'altra.
* Il tempo ci rende adulti. E il tempo fa sì che antichi templi crollino e che isole ancora più antiche sprofondino nel mare. C'era davvero un libro nel più grosso dei quattro panini che il panettiere di Dorf mi aveva messo nel sacchetto? non c'è domanda che rivolga a me stesso con maggiore frequenza.


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